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Le mani in pasta. Tre allieve raccontano il corso Cantiere romanzo

    Cantiere romanzo è percorso di otto incontri a cadenza mensile, da aprile a dicembre, pensato per aiutare chi ha in testa un romanzo a svilupparlo, a riconoscerne punti di forza e debolezze, a impostarne trama e personaggi e, infine, a scriverlo. In ognuna delle lezioni, che inizieranno il 15 aprile, lo scrittore e traduttore Vincenzo Latronico (autore di Le perfezioni, vincitore del premio Mondello e in corso di traduzione in diciassette paesi) analizzerà e commenterà i testi dei partecipanti, in un processo di revisione, approfondimento e ricerca delle soluzioni narrative più efficaci, di perfezionamento dello stile e di affinamento della propria “voce”.

    Aspettando la presentazione online di mercoledì 25 gennaio, abbiamo chiesto a tre studentesse della prima edizione di raccontarci la loro esperienza a Belleville. Ci hanno risposto così:

    Francesca

    A quasi un mese di distanza dalla fine del corso Cantiere romanzo della scuola Belleville, provo profonda nostalgia e mancanza di persone con le quali, anche se per una sola volta al mese, ho condiviso consigli, incertezze, timori e supporto. Personalmente il corso mi è servito a fare un focus sui personaggi: ho imparato che, anche quelli secondari, non devono e non possono restare piatti e immobili; anche loro, per quanto breve sia la loro parte nella storia, hanno una voce propria e distinta. Inoltre, le azioni di tutti i personaggi devono mantenere una certa coerenza. Pianificare, progettare, appuntare ogni singolo dettaglio e avere un metodo di ragionamento è quello che ho imparato in questi mesi – oltre a segnare sul mio taccuino una lista di libri da leggere talmente lunga da convincere anche il più scettico a iscriversi!

    Clara

    Come spesso accade a chi abbraccia l’idea della scrittura, mi è successo d’imbattermi nella straniante perdita di contatto con i confini della mia storia, col terreno della narrazione che l’attimo prima sembrava così certo. È in quel momento che può farsi largo la necessità del confronto, elemento di crescita imprescindibile. Cantiere romanzo è il contesto perfetto se si ha un progetto, un’idea o anche solo l’urgenza di raccontare. Le dritte del mio insegnante sono state un privilegio e mi hanno aiutata a raddrizzare la barra e a non perdere di vista l’obiettivo primario della tenuta del romanzo, man mano che la stesura procedeva. Altrettanto prezioso è stato il riscontro dei colleghi che hanno contributo, con il loro sguardo lucido e mai di parte, alla costruzione di personaggi verosimili e dei rapporti di causa-effetto che li muovono nella storia.  In definitiva Cantiere Romanzo mi ha lasciato maggiore consapevolezza e ha contribuito in maniera sostanziale all’avvio di una stesura con un potenziale oggettivo maggiore, stimolando lo sguardo autoriale e l’espressione piena della voce.

     Giovanna

    Quando ero molto piccola (troppo) mia madre mi leggeva Lo Hobbit e La collina dei conigli a puntate. Avevo quattro anni o cinque anni, probabilmente non capivo tutto, ma se una sera saltava l’appuntamento diventavo un assillo. Leggevamo in macchina (né io né mia madre soffriamo l’auto), nelle sale d’attesa, nel lettone con doppio materasso ereditato da mia nonna. Questo per darvi un’idea di quanto le storie siano sempre state una parte centrale della mia vita, mondi paralleli che davo per scontato. Quando poi ho imparato a leggere ho dedicato mattine intere al retro delle scatole dei cereali. Ai Topolino saccheggiati a mio cugino. Alle copie di Harmony rubate a mia nonna. Ho avuto un arrogante periodo Calvino sostituito da una precoce fase sudamericana. Fino alla prima o alla seconda media ho aspettato impaziente la notte per poter tornare a dormire e recuperare il sogno del giorno prima. Mischiavo letture e desideri, proiezioni e romanzi, insomma: le storie iniziavo a tesserle da me. Poi devono essere arrivati gli ormoni e ho perso la capacità dei sogni lucidi. Non bastava più stendersi pancia al soffitto, concentrarsi, lasciare andare la mente. Serviva una tecnica più raffinata, più impegno. Ma nel frattempo era anche arrivata l’adolescenza con un vulcanico bisogno di manifestare tutta la cattiveria che avevo in corpo. Sì, gridavo al mondo con i jeans strappati e il punk nelle cuffie, sono una bad girl. Ok, diceva mia madre, ma vedi di studiare. Durante una lezione la prof di latino mi beccò accucciata sotto al banco a leggere Ti prendo e ti porto via. Fu una piazzata epocale. Mi strappò il libro dalle mani, disse che leggere quella porcheria mi destinava a essere poca cosa e concluse che del resto non poteva aspettarsi di trovare Proust tra le mani di una come me. Forse è vero, perché Proust non l’ho mai letto e ancora oggi c’ho un po’ il rifiuto. Però con quella mossa mi ha fatto un bel regalo: i miei amici non leggevano, i miei professori non approvavano, ergo i libri erano la cosa più trasgressiva che potessi fare. E mi ci sono attaccata. Oggi quando apro gli occhi e penso che posso alzarmi dal letto e leggere e rileggere ancora, scrivere e scrivere sempre meglio, il periodo anche peggiore prende un’altra piega. Le cose migliorano. Il mondo ha più senso. Questo grazie a quella stronza della mia professoressa e alle esperienze come Cantiere Romanzo che mi hanno accompagnata a capire come trasformare i sogni lucidi di ragazzina in un’opera con un senso compiuto. Il desiderio c’è sempre stato, ma io le trame perfette come quelle degli Harmony non le ho mai sapute scrivere. Sono barocca, pigra e continuamente sedotta dagli sguardi dei miei personaggi. Li seguirei ovunque, e pazienza se il lettore si perde e si annoia (mi sa che sta andando a finire così anche qui). Il mio consiglio è fatevi coccolare da Belleville, fatevi tirare le orecchie da chi sarà in classe con voi e consigliare libri da Davide. Scrivere un romanzo è un’impresa titanica e solitaria, il semplice fatto che nella stessa città ci siano altri scrittori che stanno vivendo il terrore eccitato della pagina bianca non è che aiuti molto. Ma sapere che se poi si tira fuori qualcosa c’è qualcuno che vuole sapere quello che si è fatto, qualcuno che vi dirà che ne pensa, questo sì può essere d’aiuto. Non basta, ma rafforzerà i vostri muscoli, indurirà la pelle, e vi farà crescere un po’ di pelliccia invernale necessaria al freddo del viaggio che vi aspetta. Con un po’ di fortuna, imparerete a scrivere libri belli come gli Harmony e a tenere la rotta orientandovi con le stelle (se non avete colto il saccheggio di quest’ultimo paragrafo recuperate Steering by the star di R. Carver). Buon lavoro, io ho già nostalgia.

    > Per partecipare all’open day di Cantiere romanzo mercoledì 25 gennaio (19-20), è sufficiente riservare un posto e collegarsi su Zoom nell’orario previsto: bit.ly/3HmwwIG
    Redazione Belleville