Vai al contenuto

“Dio è sgranato” di Ilaria Orrù – Laventicinquesimaora 2018

    “Dio è sgranato” di Ilaria Orrù – «Laventicinquesimaora 2018.»

    Uno dei racconti finalisti dell’ultima edizione de «Laventicinquesimaora».

    [three_fifth]

    Sabato venticinque agosto, alle undici della sera, a Selarus è stato avvistato Dio. Io e Marco stavamo già dormendo nella roulotte in spiaggia, venerdì ci siamo presi un’imbriaghera spaventosa e dovevamo riprenderci. Abbiamo scoperto cos’era successo solo quando ci siamo svegliati. A Selarus non succede mai niente e l’unica volta che ci addormentiamo presto viene Dio. Vabbe’.
    Alle sei del mattino il paese ha iniziato a riempirsi di giornalisti locali. Alle dieci la piazza era piena di telecamere, microfoni e gente famosa della TV. Ho visto uno delle Iene e l’inviata bona de La vita in diretta. Marco ha detto: che casino, Ivan. Io gli ho detto: ma perché Dio è venuto proprio qui? Ci siamo guardati e abbiamo fatto una faccia che voleva dire: boh.
    L’inviata bona stava intervistando il signor Lillu, proprietario dell’unico albergo di Selarus. Parlava tutto serio.
    “Ho visto una luce prima verde, poi gialla, rossa, viola. C’era un suono che mi ha fatto venire i brividi. Le gambe e le braccia sono diventate molli, mi sentivo un polpo. Fissavo la luce dalla finestra del bagno. Poi giuro, ho sentito qualcosa di caldo dentro. Mi sono ricordato di cose brutte accadute un sacco di tempo fa. Quando da bambino ho picchiato un cane perché avevo perso una scommessa, o quando ho dato uno schiaffo a mia moglie perché ero ubriaco e lei non mi ha parlato per un mese. Vabbe’, magari questa parte cancellatela. Poi però è passato tutto. Come se qualcuno mi avesse perdonato. Quelle luci erano Dio. Non lo so perché sia apparso proprio qui, però lo ha fatto. Si vede che questo posto ha qualcosa di speciale”.
    Io e Marco ci siamo guardati. Marco ha detto: anche io vorrei che qualcuno mi perdonasse. Io gli ho detto: ma se non entri in chiesa dal battesimo. E non fai nemmeno religione a scuola. Lui ha abbassato gli occhi. Senti, vediamolo ’sto Dio, gli ho detto. Perderselo è stato proprio da sfigati.
    Abbiamo preso il cellulare. Sui social c’erano un sacco di foto e di video sgranati di Dio. Guardavamo questi colorini sbiaditi, molto distanti dai racconti del signor Lillu, pensando: ma un cazzo di telefono decente in questo paese non ce l’ha nessuno?
    Selarus intanto continuava a riempirsi di persone. Verso sera scoppiava di gente.
    Dopo cena siamo andati al Finedimondo a bere. Le persone dicevano grazie, prego, buonasera. C’era una sensazione che non so spiegare. Ci sentivamo tutti degli eletti, delle persone speciali. Ci sorridevamo.
    Alla sesta birra Marco ha detto: pensa se questa cosa l’avesse organizzata qualcuno. Io ho detto: in che senso? Lui ha spiegato: fai un po’ di casino con luci e cazzate varie, dici che è stato un miracolo, anzi: Dio. E il paese diventa famoso. Arrivano persone. E soldi.
    Sono stato zitto per un minuto. Mi è venuto da ridere. Ma la birra nello stomaco è diventata gelata.
    Non avevo mai visto i miei compaesani tanto uniti. E allora ho pensato che era comunque bello credere almeno per un po’ a questo Dio che aveva reso tutti fratelli. Sicuramente altri come noi avevano capito e tacevano, lasciandosi trasportare dall’euforia.
    Poi, poco lontano da me, ho sentito delle voci minacciose. Mi sono avvicinato. Lollo, il postino, gridava: come fate a crederci, ma siete scemi? Smettila, gli rispondevano. Lui insisteva. Non ricordo chi ha iniziato. Prima uno schiaffo, poi uno spintone. Alla fine non lo vedevo più, sepolto dai calci e dai cazzotti. Mi sono dovuto fare largo per riuscire a tirargli una pedata.
    Alla fine è rimasto a terra, immobile. In quel momento il campanile ha suonato la mezzanotte. Non lo aveva mai fatto prima.

    [/three_fifth]

    Scuola di scrittura Belleville