Sei semplici favori (Piemme 2023) è il primo romanzo di Lorenzo Molino, ex allievo della quinta edizione della Scuola annuale di scrittura. In occasione dell’uscita in libreria, abbiamo chiesto a Lorenzo di raccontarci la sua esperienza di esordiente.
1. Quando e come ti sei avvicinato alla scrittura per ragazzi?
Allora, dividiamo le due vie. Il “quando”: dalla fine dell’adolescenza, non ho mai smesso di leggere questo genere di libri, quindi me ne sono sempre nutrito. La seconda, quella del “come”, è arrivata parallelamente, ragionando sul fatto che, più che letteratura “per” ragazzi, sarebbe meglio classificarla come “di” ragazzi, cioè di crescita e cambiamento (lo racconta benissimo Aidan Chamber in L’età sospesa – ed. EquiLibri ). Poi, certo, bisogna in qualche modo posizionarla nel mercato, ma un buon libro “per” ragazzi, è anche un buon libro per chi ha qualche anno in più. Dunque scrivere un tipo di trama più leggera, ma non per questo meno impegnata, mi è venuto naturale sin da subito. È materiale che conosco bene (sia per averlo vissuto, sia per aver fatto per anni l’educatore in oratorio).
2. La ricerca della leggendaria figurina di Pier Luigi Pizzaballa, portiere dell’Atalanta; la volontà del protagonista di emergere dal grigiore di Valdipietre, la cittadina in cui vive; il passaggio dalle scuole medie al liceo; il rapporto tra il mondo degli adulti e quello dei ragazzi: sono solo alcuni degli elementi che si intrecciano in Sei semplici favori. Quali temi ti interessava esplorare attraverso una trama così composita?
In verità uno solo che racchiude tutti questi: la ricerca d’attenzione. Quando ti insegnano a scrivere spesso consigliano di porsi una domanda tematica e di far rispondere i vari elementi narrativi attraverso i conflitti; la mia in questo caso era: cosa si è disposti a fare per ottenere l’attenzione degli altri? Tutti in Sei semplici favori, persino Valdipietre stessa, hanno una risposta… E molte io non le condivido affatto!
3. Quali snodi della storia hanno richiesto un lavoro di revisione maggiore?
Sembra banale dirlo, ma proprio i sei favori. Ogni favore doveva essere al contempo autoconclusivo e trainante dell’intera vicenda. Ogni favore doveva contenere uno step della crescita di Giulio, tra alti e bassi, e arrivare in maniera differente, senza suonare troppo meccanico. E per ciascuno bisognava allineare un’azione, un mix di personaggi e un simbolo interno sempre diversi. Per fortuna ho un’editor incredibile, che mi ha aiutato fin da subito a tenere il filo delle conseguenze.
4. Mentre scrivevi, che tipo di lettore avevi in mente?
A costo di apparire egoista: in primis me stesso. Cioè, mi spiego, volevo scrivere un libro che avrei letto volentieri se l’avessi trovato in libreria. E in più soddisfare sia la mia metà ancora convinta di avere dodici anni, che quella consapevole di avere delle responsabilità adulte. A dirla tutta, ho scritto questa storia sapendo che oltre ai ragazzi, anche i genitori e gli insegnanti, l’ avrebbero letta o quantomeno sfogliata. La componente matura della vicenda si intreccia a quella più giovanile fin da subito, spero davvero di avere catturato l’attenzione di questo doppio pubblico.