Fin dall’antichità scrittrici e scrittori hanno raccontato fatti della propria vita, ma è nel Settecento – con le Confessioni di Rousseau – che nasce l’autobiografia come genere letterario: scrivere di sé diviene il mezzo per dialogare con l’umanità, cercando l’universale nelle esperienze personali. Ma come si trasforma un’esistenza ordinaria, perfino banale, in letteratura? Che rapporto c’è tra sincerità e finzione? Come superare la paura di “mettersi a nudo” sulla pagina? In che modo i personaggi di un racconto si fanno portatori delle nostre esperienze e dei nostri pensieri più reconditi? Walter Siti, tra i maggiori scrittori contemporanei e capofila della corrente dell’autofiction in Italia, riflette sugli aspetti che, da Proust e Dostoevskij fino a oggi, accomunano chi ha saputo mescolare vita e letteratura.
Sommario
Scrivere di sé: dall’antichità ai Saggi di Montaigne. Quando il privato diventa pubblico: il Settecento e le Confessioni di Rousseau. Il diario tra scrittura privata e congiuntura storica. Laboratorio: dare un valore letterario alle proprie vicende personali. Contro la vergogna. Sincerità e finzione. Esempi di autobiografia letteraria: Proust e lo spirito del tempo, Rousseau e la scoperta dell’infanzia, Dostoevskij e l’io “nascosto” nei personaggi. La cosa più difficile da dire. Prima e terza persona: un confronto. Il personaggio come stuntman.